Venerdì 1 agosto 2014 alle ore 21,30 nel chiostro del Centro Culturale San
Francesco di Arcevia (AN) sarà presentato il secondo volume della storia di
Arcevia del prof. Virginio Villani, dal titolo: "Rocca Contrada (Arcevia),
Ceti dirigenti, istituzioni e politica dalle origini al sec. XV:
l’avvento del comune popolare e le lotte di fazione (1250-1356)".
La ricerca ricostruisce il secolo più travagliato, ma anche più ricco e
dinamico della storia comunale di Arcevia, come di altri comuni della
regione, caratterizzato da una forte crescita economica, sociale e
culturale, ma anche da un susseguirsi quasi ininterrotto di lotte
interne per il potere accompagnate alle guerre provinciali per
l’autonomia. Di questi eventi, comunemente noti come lotte fra guelfi e
ghibellini, si colgono spesso solo gli aspetti più appariscenti e
romanzeschi, non raramente utilizzati come sfondo per drammi di amori e
di sangue.
Ma il libro non si sofferma solo sul racconto di queste vicende, cercando invece di ricostruire il processo di formazione dell’impianto istituzionale, a lungo mutevole e precario, ma sempre finalizzato a dare una rappresentanza più ampia alle forze sociali, che si esprimono dalla fine del ‘200 attraverso gli organismi delle Società del Popolo e delle Società delle Arti: le prime costituite sulla base dei quartieri, le seconda sulla base delle associazioni di mestiere. E’ un tentativo sapiente di dare una risposta di rappresentanza ai ceti popolari e di trovare un equilibrio fra le forze che si contendono il potere, emarginando via via le famiglie nobiliari che vengono viste a ragione le responsabili principali della violenza interna ed esterna.
Un processo che in genere giunge a compimento verso la metà del Quattrocento, quando si attua il definitivo consolidamento del sistema comunale parallelamente al consolidamento dell’equilibrio politico della Penisola. A questo punto l’assetto istituzionale raggiunto, soprattutto quello di comuni di un certo spessore come Rocca Contrada, presenta un sistema di pesi e contrappesi da far invidia anche ai più maturi sistemi istituzionali delle moderne democrazie.
Ma il libro non si sofferma solo sul racconto di queste vicende, cercando invece di ricostruire il processo di formazione dell’impianto istituzionale, a lungo mutevole e precario, ma sempre finalizzato a dare una rappresentanza più ampia alle forze sociali, che si esprimono dalla fine del ‘200 attraverso gli organismi delle Società del Popolo e delle Società delle Arti: le prime costituite sulla base dei quartieri, le seconda sulla base delle associazioni di mestiere. E’ un tentativo sapiente di dare una risposta di rappresentanza ai ceti popolari e di trovare un equilibrio fra le forze che si contendono il potere, emarginando via via le famiglie nobiliari che vengono viste a ragione le responsabili principali della violenza interna ed esterna.
Un processo che in genere giunge a compimento verso la metà del Quattrocento, quando si attua il definitivo consolidamento del sistema comunale parallelamente al consolidamento dell’equilibrio politico della Penisola. A questo punto l’assetto istituzionale raggiunto, soprattutto quello di comuni di un certo spessore come Rocca Contrada, presenta un sistema di pesi e contrappesi da far invidia anche ai più maturi sistemi istituzionali delle moderne democrazie.
Nessun commento:
Posta un commento