Giovedì 20 ottobre 2016 alle ore 20,45, nell'ambito dei "Dopocena con l'autore. Incontri letterari a Verolavecchia", promossi da Comune e Verolavecchia Eventi,
Enrico Giustacchini presenta "Il giudice Albertano e il caso dei colori
assassini", terzo romanzo della celebre saga di gialli ambientati nel
Medioevo bresciano. Conduce la serata Viviana Filippini, giornalista e
scrittrice. L'ingresso è libero.
"Il giudice Albertano e il caso dei colori assassini" è il terzo romanzo
di Enrico Giustacchini con protagonista il detective medievale.
Si tratta, come i precedenti, di un giallo, ambientato naturalmente all’epoca di Albertano, ossia nel XIII secolo. Stavolta, teatro della vicenda sono le rive del lago di Garda, dove l’investigatore si trova ad affrontare un serial killer senza volto, ma di diabolica intelligenza, in una sfida difficile e rischiosa.
Tutto comincia con una morte misteriosa, accompagnata da un messaggio altrettanto enigmatico, una minaccia indirizzata al giudice Zenobio Benacense.
“Zenobio, i colori delle gemme uccidono i tuoi servi e uccideranno anche te. E finirai nelle tenebre…”. Il destinatario, asserragliato nella propria casa-fortezza affacciata sul lago, deve chiedere aiuto al collega Albertano per sconfiggere l’assassino: un essere implacabile e crudele che colpisce, ogni volta, “firmando” i suoi delitti con i diversi colori delle pietre preziose, sulla scia di quanto scritto, in proposito, nel "Liber lapidum", il celebre trattato di Marbodo di Rennes.
Sullo sfondo, a far capolino è l’affascinante mondo dei catari, gli eretici che proprio sul Garda, a Desenzano, avevano, al tempo, una delle loro colonie più numerose, guidata dalle rivoluzionarie concezioni teologiche di Giovanni da Lugio. Il giudice e letterato Albertano da Brescia, tra l’altro, aveva controbattuto alcune delle tesi sostenute dai catari nella sua prima opera, il "De amore et dilectione".
Di tutto ciò troviamo eco nel romanzo, che come i precedenti cala l’invenzione fantastica in una cornice storica accuratissima, frutto di pazienti ricerche documentali. Ricerche che sono alla radice anche della riscoperta di una straordinaria e misconosciuta teoria scientifica elaborata in quegli stessi anni dal maggiore fisico del tempo, Roberto Grossatesta, ossia la teoria dei “sedici colori senza nome” di cui sarebbe costituito l’universo.
Il libro di Giustacchini si sviluppa in un serrato crescendo, all’insegna di continue sorprese, sino allo scioglimento finale, scandito dal più imprevedibile dei colpi di scena.
E sorprendenti si riveleranno per il lettore pure i disegni riprodotti in appendice al volume. Si tratta nientemeno che dei disegni originali di Albertano, tracciati dal giudice sui margini di un codice del IX secolo e pubblicati adesso in “prima assoluta” dopo ottocento anni, grazie al contributo della Biblioteca Queriniana di Brescia.
Una strepitosa riproposta di enorme valore culturale, che ci mostra il famoso scrittore, magistrato e diplomatico sotto una veste inaspettata, ossia quella di un uomo ironico, arguto, attento ai risvolti caricaturali della realtà.
Si tratta, come i precedenti, di un giallo, ambientato naturalmente all’epoca di Albertano, ossia nel XIII secolo. Stavolta, teatro della vicenda sono le rive del lago di Garda, dove l’investigatore si trova ad affrontare un serial killer senza volto, ma di diabolica intelligenza, in una sfida difficile e rischiosa.
Tutto comincia con una morte misteriosa, accompagnata da un messaggio altrettanto enigmatico, una minaccia indirizzata al giudice Zenobio Benacense.
“Zenobio, i colori delle gemme uccidono i tuoi servi e uccideranno anche te. E finirai nelle tenebre…”. Il destinatario, asserragliato nella propria casa-fortezza affacciata sul lago, deve chiedere aiuto al collega Albertano per sconfiggere l’assassino: un essere implacabile e crudele che colpisce, ogni volta, “firmando” i suoi delitti con i diversi colori delle pietre preziose, sulla scia di quanto scritto, in proposito, nel "Liber lapidum", il celebre trattato di Marbodo di Rennes.
Sullo sfondo, a far capolino è l’affascinante mondo dei catari, gli eretici che proprio sul Garda, a Desenzano, avevano, al tempo, una delle loro colonie più numerose, guidata dalle rivoluzionarie concezioni teologiche di Giovanni da Lugio. Il giudice e letterato Albertano da Brescia, tra l’altro, aveva controbattuto alcune delle tesi sostenute dai catari nella sua prima opera, il "De amore et dilectione".
Di tutto ciò troviamo eco nel romanzo, che come i precedenti cala l’invenzione fantastica in una cornice storica accuratissima, frutto di pazienti ricerche documentali. Ricerche che sono alla radice anche della riscoperta di una straordinaria e misconosciuta teoria scientifica elaborata in quegli stessi anni dal maggiore fisico del tempo, Roberto Grossatesta, ossia la teoria dei “sedici colori senza nome” di cui sarebbe costituito l’universo.
Il libro di Giustacchini si sviluppa in un serrato crescendo, all’insegna di continue sorprese, sino allo scioglimento finale, scandito dal più imprevedibile dei colpi di scena.
E sorprendenti si riveleranno per il lettore pure i disegni riprodotti in appendice al volume. Si tratta nientemeno che dei disegni originali di Albertano, tracciati dal giudice sui margini di un codice del IX secolo e pubblicati adesso in “prima assoluta” dopo ottocento anni, grazie al contributo della Biblioteca Queriniana di Brescia.
Una strepitosa riproposta di enorme valore culturale, che ci mostra il famoso scrittore, magistrato e diplomatico sotto una veste inaspettata, ossia quella di un uomo ironico, arguto, attento ai risvolti caricaturali della realtà.
Nessun commento:
Posta un commento