Sessantatreesima Settimana di studio del Centro Italiano di Studi sull'Alto Medioevo (CISAM).
L'alimentazione nell'Alto Medioevo. Pratiche, simboli, ideologie
L'alimentazione nell'Alto Medioevo. Pratiche, simboli, ideologie
9 - 14 aprile 2015
La storia dell’alimentazione non è più, oggi, un campo di studi pionieristico, come poteva essere qualificata mezzo secolo fa. A poco a poco essa si è imposta all’attenzione degli studiosi come terreno d’indagine ampio e pluridisciplinare, che, attraverso una molteplicità di approcci, consente di ricostruire nella loro interezza gli assetti materiali e mentali di una società. La Settimana spoletina, focalizzata come di consueto sull’epoca altomedievale, vuole fare il punto sullo stato delle conoscenze e aprire nuovi scenari e prospettive di lavoro, affrontando il tema dell’alimentazione in tutta l’ampiezza delle sue potenzialità, in un dialogo sistematico tra storia e archeologia, fonti scritte e fonti materiali. La prima parte della Settimana è dedicata alle risorse, a partire dal loro riconoscimento nell’habitat naturale e dalla costruzione di un paesaggio alimentare fatto di piante e animali utili. Alla produzione del cibo si affiancano le tecniche per conservarlo e trasportarlo, e complessi meccanismi di interazione fra produzione locale e scambio esterno, autoconsumo e mercato. Peraltro, il tema delle risorse chiama subito in causa l’organizzazione politica, nonché aspetti fondamentali della cultura di una società come i gusti e i disgusti, i tabù collettivi, i comportamenti legati a scelte religiose o filosofiche. La trasformazione del cibo virtuale (le risorse) in cibo reale, ovvero le tecniche di preparazione, i saperi e le pratiche di cucina, sono oggetto della seconda parte della Settimana, incrociandosi con temi quali la medicina, la dietetica, la salute, sia come strategie preventive nell’orientare le scelte alimentari, sia per gli effetti che il cibo può avere sulla salute. Anche qui, scelte di natura culturale o religiosa possono influenzare in modo decisivo le scelte. Infine il cibo viene consumato e il rito della tavola diviene un vero e proprio linguaggio, dove ogni oggetto e ogni gesto assumono un valore simbolico, socialmente riconosciuto, che si aggiunge o si sovrappone al contenuto nutrizionale del cibo, completandolo di significati aggiunti, non meno vitali per il mantenimento (o il sovvertimento) degli equilibri sociali. I meccanismi della sopravvivenza a questo punto si complicano, il cibo “parla” ed esprime – con la chiarezza che solo i gesti riescono ad avere – identità individuali e collettive, e i rapporti fra le persone e i gruppi. La tavola si fa teatro, immagine del mondo, e il cibo è la perfetta metafora per rappresentarlo. A questi temi, che costantemente si incrociano con quelli economici, sociali e politici, è particolarmente dedicata l’ultima parte della Settimana.
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